AVIS Comunale Cremona

8 DI GIORGIO BASSANI (ED. CLASSICI MONDADORI ) Nell’ambiente ristretto e privilegiato dell’agiata borghesia ebrea, in una Ferrara operosa e florida, il protagonista del romanzo, l’io narrante del cui nome non veniamo mai a conoscenza, vive spensieratamente la propria adolescenza e prima giovinezza. La trama del tessuto narrativo, sullo sfondo di una situazione politica e sociale dai toni sempre più funesti, lo accompagna nel suo percorso di liceale, prima, e di studente universitario di Humanae Litterae, poi. Sono gli anni della promulgazione delle leggi razziali, dei primi soprusi e delle prime discriminazioni nei confronti delle minoranze etniche e religiose italiane ed europee. Sono gli anni delle epurazioni di alunni e insegnanti ebrei dagli ambienti scolastici ed accademici, delle “dimissioni” forzate dai club sportivi e ricreativi, dell’allontanamento dalle professioni pubbliche e private, dell’isolamento, della ghettizzazione. Un panorama coperto da un cielo fosco, funesto e nebuloso, che pure rimane sullo sfondo, che delinea ancora più nettamente la luce dell’occhio di bue puntato sul microcosmo del protagonista e della cerchia dei personaggi. L’io narrante -probabilmente Bassani stesso- stringe amicizia con due coetanei, Alberto e Micòl Finzi-Contini. La famiglia Finzi-Contini, ricchissima e altolocata, potrebbe reclamare a buon diritto lo status di clan di spicco dell’agiata borghesia ebrea ferrarese, ma, nel passato come nel presente, rimane discosta dallo scintillio delle luci mondane e preferisce mantenere un basso profilo nella sicurezza delle mura della loro splendida dimora. Si tratta di una casa che rappresenta un micro-cosmo in cui la famiglia vive e prospera. Il nucleo familiare è composto dal professor Ermanno, dalla moglie Olga, dalla nonna Regina e dai due figli coetanei del protagonista, appunto Alberto e Micòl. I due ragazzi, di età poco differente, non frequentano la scuola, ma studiano da privatisti e per loro l’unica occasione di incontro con ragazzi coetanei è rappresentata o dagli esami di fine anno, che devono comunque sostenere presso la scuola locale, oppure dai ritrovi della comunità ebraica presso la sinagoga della città. L’isolamento sociale dei due ragazzi è il frutto di un atteggiamento iperprotettivo dei genitori dovuto alla prematura scomparsa del piccolo Guido, il fratellino di sei anni morto precocemente per un attacco di paralisi infantile. Nel giugno del 1929 avviene il primo, significativo incontro tra il Micol e il protagonista, il quale viene a sapere dai tabelloni di fine anno di essere stato rimandato in matematica e, sconvolto, arrabbiato e confuso, si trova a vagare per le strade di Ferrara. Il suo vagabondare lo porta fin sotto le mura di cinta della dimora dei Finzi Contini: proprio in cima, si trova Micòl, che lo consola e lo invita a scavalcare il muro ma, prima che il protagonista possa effettivamente lanciarsi in questa acrobazia, la ragazza viene richiamata in casa dall’attento custode Perotti, il tuttofare a servizio della famiglia. Passano gli anni: nel 1938, anno in cui vengono emanate le leggi razziali, l’ombra della discriminazione comincia a farsi strada in tutti gli ambienti, professionali, accademici, ricreativi. È proprio a causa dell’espulsione di tutti i membri ebrei del club del tennis ferrarese che Micòl e Alberto decidono di aprire la propria casa ad alcuni ragazzi noti della loro stessa comunità, fino a quel momento non frequentati, ma ormai diventati l’unica compagnia. L’enorme casa dei Finzi Contini, infatti, dispone anche di un piccolo campo da tennis sul quale vengono giocate decine e decine di partite da parte di questo nuovo gruppo di amici. Nel corso di queste visite, via via più frequenti, tanto da diventare addirittura quotidiane, Micòl e il protagonista si avvicinano sempre di più. La percezione di questa vicinanza è molto diversa per i due: il protagonista, chiaramente Innamorato, non chiede di meglio se non passare quanto più tempo possibile con Micòl; Micòl, al contrario, percependo una metamorfosi del rapporto che li lega, preferisce sottrarsi al corteggiamento trasferendosi a Venezia con la scusa di terminare la tesi di laurea. Matura questa decisione in ragione dell’eccessiva affinità caratteriale che la porta a percepire il protagonista come troppo simile a se stessa (“stupidamente onesti entrambi, uguali in tutto e per tutto come due gocce d’acqua”, entrambi molto nostalgici e sentimentali). Da questo momento seguiamo il percorso tortuoso degli anni di transizione dalla giovinezza all’età adulta del protagonista e lo accompagniamo nella ricerca di se stesso come individuo che deve provare a bastarsi e a trovare un modo alternativo di essere felice. Il suo destino non è condividere la sua esistenza con Micòl ed è costretto dagli eventi a trovare un modo per “sopravvivere”, un modo per trovare un equilibrio con gli spigoli dell’esistenza. ... ERA IL 'NOSTRO' VIZIO qUESTO: D'ANDARE AVANTI CON LE TESTE SEMPRE VOLTATE ALL'INDIETRO ... OCCHIO AL LIBRO “IL GIARDINO DEI fINZI-CONTINI” a cura di Lucia Catelli

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