9 DI BIANCA PITZORNO (ED. BOMPIANI ) da cucire” ci racconta gli episodi più significativi, ma soprattutto il contesto sociale e culturale della vita “a servizio”, raccogliendone episodi, impressioni, piccole manie, grandi segreti delle famiglie servite nelle quali, talvolta, si incontrano persone care e stimate. Il sottile equilibrio tra clientela e amicizia, tuttavia, viene raramente travalicato in quanto la propria credibilità e il proprio buon nome sono tra le poche armi a disposizione che possano garantire un lavoro continuativo e, quindi, la propria sopravvivenza. Questa netta distinzione è ben chiara nella mente della nostra sartina: grazie agli insegnamenti professionali e umani della cara nonna, pare cavarsela dignitosamente anche quando rimane sola al mondo. La sua è una vita di duro lavoro. Non c’è tempo di indugiare nell’ozio, né di pensare al divertimento o alle storie romantiche. Anzi, è proprio da queste ultime che la nonna le ha insegnato a guardarsi, specie in una posizione sociale umile come la loro. E come potrebbe darle torto? Gli affari di cuore sembrano qualcosa di molto lontano, qualcosa che sembra condurre molte delle sue clienti al disastro, alla perdita di se stesse, al dolore. È il caso dell’indomita signorina Ester, per esempio, sua cliente più affezionata, figlia di un signore ricchissimo del posto, edotta delle lingue classiche ed abile cavallerizza. Ester si sposa per amore di un nobile locale, ma, quest’ultimo, nel momento di un parto ad altissimo rischio, chiedere al medico di salvare il figlio e non la moglie perché comunque possibile sarebbe per lui prendere una nuova moglie. Oppure è il caso di miss Lily Rose, una giornalista e pittrice americana, uccisa prima del suo rientro negli USA probabilmente dallo stesso nobile locale con cui intratteneva una relazione malata fatta di violenza e minacce. Con entrambe le donne, la nostra sartina intrattiene un rapporto di amicizia, così come con tante altre persone, di estrazione sociale più o meno raffinata, ma tutti con una storia da raccontare. Non mancano aneddoti divertenti o tragicomici, come nel caso delle sorelle Provera con i loro scandalosi tessuti parigini e gli abiti cuciti mano, oppure episodi in cui l’umanità e il senso di solidarietà si fanno più forti della povertà e della malattia, come nel caso di Assuntina, un’orfanella di fatto adottata dalla sartina a seguito della morte della madre per tifo. Sono proprio questa estrema concretezza e la volontà di raccontare la realtà, e non una favola, che rappresentano la cifra stilistica di una narrazione che scorre veloce e piacevole pagina dopo pagina, storia dopo storia, fino ad un finale dolceamaro in cui la pienezza di un giovane amore si confonde con il rimpianto delle emozioni non vissute appieno. ... “TRA POVERI BISOGNA AIUTARSI” - MI RIPETEVA SEMPRE LA NONNA - “PERCHé SE ASPETTIAMO CHE SIANO I RICCHI A SOCCORRERCI NEL BISOGNO, STIAMO FRESCHI.” ... OCCHIO AL LIBRO “IL SOGNO DELLA MACCHINA DA CUCIRE ” a cura di lucia Catelli Entroterra sardo, inizio Novecento. A seguito di una terribile epidemia, nonna e nipote, rimaste sole al mondo, si guadagnano da vivere come sarte di giornata. In un mondo in cui le boutique sono un lusso per pochi e i grandi magazzini ancora non esistono, la piccolo-media borghesia e la classe popolare devono rivolgersi, appunto, alle sarte di giornata per rammendare, ammodernare o farsi confezionare abiti, biancheria intima e biancheria da casa. La ricerca di nuova clientela, ma soprattutto il consolidamento della clientela già acquisita sono le chiavi per la sopravvivenza di tutte quelle donne che si devono guadagnare da vivere “con l’abilità delle proprie dita”, specie laddove sono costrette a provvedere autonomamente al sostentamento personale e dei propri cari. È in quest’ottica che la sartina protagonista de “Il sogno della macchina
RkJQdWJsaXNoZXIy NDMyMQ==