AVIS Comunale Cremona

7 DI MADELINE MILLER (ED. UNIVERSALE ECONOMICA FELTRINELLI) “ Per un centinaio di generazioni avevo abitato la terra as- sopita e apatica, inattiva e comoda. Senza lasciare trac- cia, senza compiere gesta. Anche quelli che un po’ mi avevano amato non si erano dati la pesa di restare. Poi ap- presi che potevo piegare il mondo al mio volere, come si tende un arco per la freccia.” Non serve intendersi di mitologia classica per aver sentito nomi- nare, almeno una volta, la maga Circe. In qualità di grande per- sonaggio femminile dell’Odissea, la sua storia è stata tramandata, raccontata, scritta, romanzata, rappresentata in mi- gliaia di opere di vario genere cosicché una forma definita e pre- cisa del personaggio ha preso sostanza e si è cristallizzata nell’immaginario collettivo dell’umanità. Creatura semi-divina, figlia del vecchio dio del Sole, versata nelle arti magiche, piuttosto restia a rice- vere ospiti sconosciuti: ci sembra di sapere tutto, pensiamo di possedere tutte le coordinate per po- terla identificare nel macrocosmo narrativo in cui è inserita. È questo il punto di partenza di Madeline Miller e questi sono, in effetti, i punti salienti della sua vi- cenda. Eppure, nella storia che viene ripercorsa dall’autrice fin dagli albori, ci viene restituita un’im- magine diversa, più fragile, più tormentata, più in sintonia con l’indole umana che con quella divina. Figlia meno amata del Dio Sole e della ninfa Per- seide, volubili e capricciose divinità antecedenti al- l’immaginario mitico del monte Olimpo, viene cresciuta senza particolari cure né attenzioni nel palazzo del nonno materno, il dio Oceano. Sin dalla nascita viene definita ninfa, a indicare una divinità minore con poteri limitati, a malapena immortale: una goccia nello sconfinato mare delle mille ninfe che, secondo l’immaginario mitologico greco, cal- cavano il suolo del mondo. Eppure Circe, come i suoi tre fratelli, sebbene per lungo tempo ignara del proprio potenziale, non è una ninfa qualunque. Scopre, quasi casualmente, per amore e per vendetta, le proprietà portentose di alcuni fiori e piante, cresciute dal sangue degli dei all’epoca della sanguinosa guerra che decretò la fine dell’era delle divinità arcaiche e l’ascesa delle divinità dell’Olimpo. Come si evince dalle prime pagine del romanzo, Circe dimostra una grande abilità con le metamor- fosi: conosciamo tutti la storia dei marinai trasmu- tati in maiali per mezzo delle sue arti magiche. Eppure, la trasformazione - degli altri e di se stessi- va ben al di là di un cambiamento meramente este- riore. La vera metamorfosi riflette un cambiamento più vero, più profondo e diventa veicolo della rive- lazione della vera natura dell’essere vivente tra- sformato. Da questa epifania si sviluppa la strana, tormen- tata storia della maga Circe: saranno questi eventi a condurla sulla solitaria isola di Eea dove, a di- spetto dell’esilio inflittole per mantenere lo status quo della pace tra divinità, approderanno i più sva- riati personaggi, divini e umani, tra cui il celeber- rimo Ulisse, ma non solo: Hermes, il dio messaggero degli dei; Atena, scaltra figlia di Zeus; Telemaco, figlio di Ulisse; Penelope, ormai vedova; Medea, maga della Colchide e sposa di Giasone. Persone con storie e caratteri diversissimi, ma ac- comunati tutti dal loro essere in viaggio: un viaggio non solo esteriore, alla scoperta di un mondo vasto e lontano, ma anche interiore, alla ricerca del pro- prio potere, della propria realizzazione, della pro- pria identità, del proprio Io. ... APPRESI CHE POTEVO PIEGARE IL MONDO AL MIO VOLERE ... OCCHIO AL LIBRO “CIRCE” a cura di lucia Catelli

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