AVIS Comunale Cremona

6 DI ANDREA CARRARO (ED. CASTELVECCHI ROMA) * direttore de “il dono del Sangue” “Laprimavoltachevidesua figliaerano leduedi nottedi unaventinadi anni fa, e lei era unmeravigliosoputtodentroun lettinodellanursery, circondatadaaltri piccoli cheal suo confronto–frignanti erugosi com'erano–nonpotevanochesfigurare. Il cesareo l'aveva risparmiata dallo sforzo del parto naturale. Aveva gli occhi aperti emuoveva appena le labbra come un pesciolino. Quando la prese in braccio, tenendole con una mano la te- stina ricopertadaunvellutodi capelli chiarissimi, piùsottili dellapiuma, Carolinasimise a piangere. Allora lui istintivamente le ficcò un dito in bocca e succhiando la neonata si calmò”. La storia di un padre, Giorgio, che continua a sognare con questa “bambina” che sta per abbracciare lavita, “comeunqualunqueneo-papàdelmondo”, che riconoscediversa lasuaesistenza, da quandoquesta “creatura” ha varcato i confini dell' “essere”. Così, il primogiornodi scuola alle Ele- mentari, quando tanti sentimenti si alternano nell'anima di un padre, Giorgio non è dameno di altri e guarda con trepidazione al futuro della figlia: “Carolina che si volta e continua a guardare il suo papà e fare ciao con lamanina. Girata a tre quarti, ogni tre passi tornava a voltarsi , come era struggente quel primo addio! Fu così per anni, ogni mattina all'entrata della scuola si girava ripetutamente, la bimba, e salutava finchè poteva con quella faccetta smarrita finoascoloraredietro i vetri dell'ingresso, ea lui restava in gola unnodo grosso come un bacherozzo, che ci metteva un bel po' a sciogliersi” . Davvero il primo strug- gente di tanti addii... In altri momenti si ripeteva la scena affet- tuosa: come la sera, quandoGiorgio “le teneva lamanoper farla addormentare, seduto per terra accanto al lettino, e quando pro- vava a lasciarla credendola addormentata, la bimba stringeva forte. Le leggeva, cento volte ciascuna, le favole su certi libri illu- strati di cartone piccini, squadrati, che si chiamavano 'librottini', la portava al cinema a vedere i cartoni animati, e alle giostre, al lu- napark: 'Mamma,mamma, papinomi ha portato sul trenomar- rone'!”. Infanziaeadolescenzabrillano in tanti piccolimomenti (lo spettacolo teatrale della bimba, in un ambiente di festa, i salti acrobatici sui letti degli alberghi, i corsi di nuoto tutti i martedì e i venerdì, tanti compleanni e tanti Natali...), con una bimba che guarda, sognando, ai giorni che verranno, e papà Giorgio e mammaGiuliaosservanoquell'essere che cresce, interrogandosi pure sulla morte e sulla fede... Tre pagine e mezzo, subito al- l'inizio del romanzo, per offrirci il quadro complessivo della vi- cenda, per restituirci poi la giovane Carolina finita nel dramma della droga, appena congedata dalla comunitàSanGiuliano, gui- datadadonFerdinando, ungesuita: adattenderla, naturalmente, c'è Giorgio, ora editore di una piccola casa editrice - “un uomo di mezza età semicalvo, occhialuto, di quel grigiastro chiaro che viene ai biondi”-,che “ha quasi la sensazione di varcare una porta magica”; davvero “un signore distinto, piuttosto alto, in giacca di tweed senza cravatta”...Carolina non è ancora uscita dal mondo tragicodelladroga; per questoGiorgiosi trova lì, conancoramag- giore determinazione, deciso a tutto, a ogni “sacrificio” (come re- cita il titolosuggestivodel romanzo), pur di togliere la figliaaquella inquietantedipendenza. Nel percorso letterariodi AndreaCarraro si trova, frequentemente, il “rapporto padre-figlio”, mettendosi dalla parte del figlio, destinato alla distruzione esistenziale; con queste “pagine scritte”, però, cambia la situazione, nonpiù l'iden- tificazione con un figlio insofferente e candidato al fallimento, bensì con un padre, che tutto tenta, mettendo in gioco anche la sua stessa vita, pur di vedere salva, perchè uscita dal baratro, la propria figlia. Interessanti, dal punto di vista psicologico, le de- scrizioni dei suoi stati d'animo (“Andare al lavoro gli costa sempre più fatica... Ormai di regola si presenta verso mezzogiorno e se ne va subitodopo lapausapranzo inventando con tutti scusepa- tetiche...”); Giorgio, veramente, si professa cattolico, lontano da Dio e deluso dalla Chiesa, ma Dio implora costantemente e con coraggio per sua figlia Carolina, fino a stipulare, colto dalla dispe- razione, unpatto strano col diavolo. UnnarratoreCarraro cheab- bandona, qui, le sue sicurezze,mentre losentiamo”comevacillare dentro l'abisso di una incommensurabile solitudine” (scrive il cri- tico Massimo Onofri...). Lamalattia finale di Giorgio – crampi alla panciaevomito– conduce a sentimenti più intensi, aunavisione della vita che ricupera tanti momenti ricchi di storia e di amore,come avvertiamo in attimi di improvvisati affetti: “Padre e figlia si abbracciano e restano stretti per un po' in quell'andito tra il bagno e il soggiorno, irradiati da una strana luce lunare filigra- nata dal rosso delle tende in crespo di lino di una portafinestra. Il tremito di Giorgio quando abbraccia la figlia diminuisce e quasi passa del tutto”. La figlia Carolina prova il “sudore dell'astinenza da eroina”, di fronte ad un padre che avverte tutta la dimensione della paternità, come valore che non si perde mai; l'ultimo di- scorso, in clima di dolce intimità: “Il padre la guarda cercando di aprirsi al sorriso nonostante il dolori al ventre che gli rendono ardua la salita, è la prima volta che sente scaturire dalla bocca della figlia qualche parola di speranza” (eccone il contenuto, “Sa- rebbe bello vivere così, in pace con il mondo, anche quando sta- remobene...”).Ma tutto terminerà, Carolina staràmeglio,mentre il padre finirà la sua storia, di affetti e di preoccupazioni, in un ospedaleaccantoalmedicoamico, accompagnatodal grido stra- ziante di Carolina: “Ti prego papà, nonmorire, non te ne andare. Che faccio io senza di te?”. Ha ragione, ancora, Onofri, conclu- dendo cheGiorgio “Resta solo un padre che fa di tutto per essere unbuonpadre...CheCarraroabbiavoluto inseguire le ragioni della bontà sin dentro questa delirante sofferenza è cosa che colpisce” ( ecco le ultime parole della lettera del padre: “Questo corpo mi abbandona. Ma sappi che sono contento di andarmene sapendo che tu ce l'hai fatta: per me è l'unica cosa che conta. Se ti verrà ancora la tentazione, pensa a me e, vedrai, la forza ti tornerà. E' vero che lo farai? Io ti veglierò, ti starò sempre vicino. Ti vuole tanto bene, il tuo papà” ). ... CAROLINA SI VOLTA E CONTINUA A GUARDARE ... OCCHIO AL LIBRO “SACRIFICIO” a cura del prof. Angelo rescaglio*

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