AVIS Comunale Cremona

7 DI WAltER VEltRONI (EDIzIONI RIzzOlI ) * direttore de “il dono del Sangue” Ci siamo già abituati a leggere pagine significative di Walter Vel- troni (penso a “Quando cade l'acrobata, entrano i clown – Heysel, l'ultima partita” , a “noi” , romanzo che intreccia voci, destini. Ricordi, eventi, oggetti-simbolo, canzoni, film, sen- timenti e passioni che vengono da giorni luoghi perduti, ma tanto familiari, forse perchè quelle voci siamo “Noi”e a “La sco- perta dell'alba”), il politico che sa scrivere e pensare romanzi, quelli che ci documentano la 'storia' e le 'storie', in una ricchezza e contemplazione dei tempi che ci appartengono: ora ci affida “QUANDO”, con la vicenda del ventenne Giovanni, militante co- munista, del Pci di Enrico Berlinguer; ed è proprio durante i fu- nerali del segretario del partito, celebrati in piazza San Giovanni a Roma il 13 giugno 1984, che Giovanni è vittima di un inci- dente, precipita, paurosamente, in un coma apparentemente ir- reversibile. Davvero 'apparentemente', perchè 33 anni dopo, ossia nel nostro 2017, Giovanni si risveglia, come se nulla fosse successo, e canta la strofa dell'Internazionale, lasciata a metà tanto tempo prima ( “...Rosso un fiore in petto c'è fiorito / una fede ci è nata in cuor./ Noi non siamo pù nell'officina, / entro terra, , nei campi, al mar / la plebe sempre all'opera china / senza ideale in cui sperar...Su, lottiam / l'ideale nostro alfine sarà / l'Internazionale / futura umanità!” ). Scopre questo fatto straordinario suor Giulia, che “Tutte le mattine, da decenni...passava da lui, gli carezzava la mano, gli dedicava un Padre nostro e gli ravvivava con delicatezza i capelli”. Tra sorpresa e sconcerto, piuttosto immaginabili, si inserisce la volontà di raccontare qualche cosa al “redivivo”, in una scelta ugualmente comprensibile: le notizie che interessano lui direttamente e, più in generale, i drammi che hanno segnato la storia del mondo. “Giovanni sognava e il suo universo oni- rico, ora, non era più quello nel quale lo avevano sprofondato trent'anni di farmaci. Gli sembrava in verità di aver fatto sem- pre lo stesso sogno”. Nella sua mente si succedevano episodi di una amata adole- scenza (la figura di Flavia, “di una bellezzameravigliosa ema- scherata, come si usava in quel periodo...Le ragazze carine di inistra si vergognavano di esserlo e si ribellavano agli stereo- tipi della borghesia. Perciò niente trucco, gonne larghe, meglio se lunghe, nessuna concessione al voyeurismo maschile, fe- dele compagno anche dei compagni più fedeli. Anche se aveva solo due anni più di Giovanni, in quell'estate del 1977 Flavia era già una donna ”). Nella mente di Giovanni – proviene da una famiglia di sicura fede comunista, quasi simile a quella di suor Giulia, donna dal cuore umanissimo, incaricata dopo il risveglio di tenere un ra- pido corso di aggiornamento geopolitico a beneficio di chi era approdato alla vita – si accumulano episodi del propriomondo privato e di quello publico, tanto profondamente distante dagli anni che gli appartengono. A questo punto, emerge dal tessuto narrativo anche la psico- loga Daniela, che dignitosamente si prende cura dell'nteriorità di Giovanni, dei lenti percorsi di una esistenza che sembrava definitivamente perduta, dell'amore finito della fidanzata Fla- via e del distacco dei genitori: momenti che riemergono nel- l'animo del protagonista e che la docilità di Daniela sa indirizzare in una prospettiva non di sconfitta, bensì di amore per tutto ciò che è bello. La complessità della recente storia italiana, quasi impossibile a capire da parte di Giovanni ap- prodato in una generazione diversa dalla sua, si risolve in un clima di sofferenza quasi intimista (come era avvenuto già per alcuni dei libri precedenti dell'Autore...). Veltroni fa descrivere da suor Giulia gli anni della crisi del Pci e della nascita del Pd, dell' inquieto affermarsi della Seconda Repubblica e delle conseguenti trasformazioni culturali, come se Veltroni stesso fosse stato lontano da quella stagione tra- vagliata e povera di prospettive. Nella parte conclusiva del romanzo, mai insignificante o po- vero di concetti, è evidente una urgenza di interrogarsi sul prima e sul dopo l'avventura del “coma”, sulle condizioni di tempi che si appellano all'umano, pur nella realtà di una poli- tica che aveva tanto di familiare e di amichevole: “Da qualche parte dovevano pure stare, no? Era finito il partito, non quella voglia di cambiare il mondo, vero? Cambiare anche il nuovo mondo, anche ogni mondo, il mondo di ogni tempo. Non è fi- nita la voglia di cambiare le cose, vero Giulia? Ora non siete tutti addormentati come ero io, vero Giulia? Ora che sono sve- glio, non voglio restare di nuovo da solo. Dimmi che non è finito tutto, Giulia. Ti prego, dimmelo”. Die- tro questi pressanti interrogativi, Giovanni ritorna l'uomo in- quieto degli anni passati, ma aperto alla speranza, come insegnava il professor Arcalli del suo Liceo : “...far capire agli studenti che solo il movimento consapevole delle cose e delle idee riesce a garantire un equilibrio al mondo. Se non seguissimo la velocità dell'acqua, saremmo impossibilitati a vivere la vita come un flusso, come una con- tinua scoperta” . ... ANCHESEAVEVASOlODUEANNIpIùDIGIOVANNI, INqUEll'EStAtEDEl 1977 FlAVIAERAGIàUNADONNA ... OCCHIO Al lIBRO “qUANDO” a cura del prof. Angelo rescaglio*

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